“Conoscenza”

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Notiamo di sfuggita che, in tutta la Bibbia, il verbo “conoscere” è affetto da un’analoga ambiguità, poiché esso significa specialmente «l’uso del letto». La sua prima occorrenza si trova nella Genesi: «Adamo conobbe Eva, sua moglie» (Gn 4, 1). Ma ritorna curiosamente nella vocazione di Mosè, quando il Signore dice: «Conoscerete che Io sono Yahve, vostro Dio» (Es 6, 7). Povertà del vocabolario ebraico? Profondità dell’ironia divina. Ciò che ci deve affascinare senza fine è che l’incontro con Dio possa venir designato dalle stesse lettere che esprimono l’unione sessuale… Continua a leggere

“Nessuna posizione al mondo è più unitaria di quella della Chiesa”

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“La morale della Chiesa non è contro il sesso, è la liberazione sessuale che è contro il sesso, perché lo riduce a un atto di consumo. La Chiesa è per la pienezza della sessualità.
La Chiesa insiste sull’unità di carne e spirito, di anima e corpo. Nessuna posizione al mondo è più unitaria di quella della Chiesa. Essa dice: siete liberi di fare quel che volete, ma vi ricordiamo soltanto che se andate in quella direzione, vi sarà una rottura della vostra unità personale, questa rottura noi la chiamiamo peccato”.

Fabrice Hadjadj
 

La vera “salvezza” non si trova nella barra degli strumenti

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(da Tempi.it)
 
Riportiamo l’intervento, pubblicato ieri su Avvenire, del filosofo francese Fabrice Hadjadj pronunciato durante il convegno “Custodire l’umanità” che si è svolto ad Assisi

di Fabrice Hadjadj

Salvare, oggi, è l’ossessione di quelli che utilizzano i computer. Nella mia lingua, il francese, si dice piuttosto “registrare”, o anche “salvaguardare”. Ma è interessante notare coma nella lingua informatica, e anche in italiano, si dica to save, salvare, azione che riguarda non le anime ma i documenti. La “salvezza” si trova nel menù “file”, o nella barra degli strumenti. È rappresentata non da una croce, ma da un dischetto.

Tuttavia la vera salvezza non si applica alle cose, ma alle persone. Continua a leggere

Hadjadj: ho scoperto Dio. E al fratello ateo ora dico…

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Prima della mia conversione, devo confessarlo, odiavo questa parola. Quando qualcuno diceva «Dio», mi sembrava che mettesse fine a qualsiasi discussione. Aveva introdotto con l’imbroglio un altro jolly nel mazzo di carte.

Era un abracadabra, una formula magica e mi verrebbe da dire addirittura una «soluzione finale», con tutto ciò che può comportare di terrorizzante un’espressione del genere. Una soluzione finale all’interno di una discussione che, d’un tratto, veniva soffocata da questa parola grossa e massiccia. La mia conversione consistette dapprima in una conversione di vocabolario. Continua a leggere

La meraviglia della fecondità

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di Franco Olearo
 
Mentre il parlamento francese ha approvato la legge più dibattuta nella storia della repubblica sul matrimonio fra omosessuali e il loro diritto all’adozione, e gli aderenti al movimento Manif pour tous continuano numerosi a manifestare nelle piazze delle principali città francesi, è intervenuto sul tema, con un testo particolarmente significativo, il filosofo francese Fabrice Hadjadj. Un testo che va a fare buona compagnia con l’ormai famoso documento del gran Rabbino di Francia e alle numerose prese di posizione del cardinale André Vingt-Trois, vescovo di Parigi. Continua a leggere

Il Job di Hadjadj per AVSI

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di Letizia Schiavello

Il sipario si apre su una stanza d’ospedale. Da un ventilatore acceso esce una voce: è quella di Dio. Un secco monologo – la voce registrata appartiene all’attore Sandro Lombardi – poi da una radio gracchiante entra in campo il diavolo. Il dialogo è serrato. Sono i primi due quadri di Job o la tortura dagli amici, del francese Fabrice Hadjadj, messo in scena da Andrea Maria Carabelli. Protagonista nei panni di Giobbe, Matteo Bonanni.

Ecco sfilare sul palcoscenico la moglie, il fratello, l’amico, il padre confessore, tutti interpretati da Carabelli; accompagnato dalla cantante lirica Dina Perekodko nei panni dell’infermiera di Giobbe. Continua a leggere

Ultime notizie sull’Aldilà

Fabrice Hadjadj, filosofo, drammaturgo, scrittore, da molti considerato l’astro nascente (in realtà già molto affermato…) del pensiero cattolico di Francia, conosce bene il nichilismo. Si professava tale da giovane, brillante studente alla Sorbona, prima di un incontro, sconvolgente, con il cristianesimo, avvenuto nella bellissima chiesa di Saint Severin, in pieno centro a Parigi. Continua a leggere…